lunedì 2 marzo 2009

Questo Ponte non s'ha da fare


Un attivista "storico" del movimento contro il Ponte commenta la rinnovata offensiva mediatica del partito del cemento.


Il Cipe si accinge a riaprire l’operazione ponte sullo Stretto. Non è detto che vogliano farlo davvero. Con 1,3 miliardi non si costruisce il ponte. Si può, però, completare la fase progettuale ed avviare gli espropri. Insomma c’è di che distribuire un po’ di soldi. Come da copione, insomma. Il movimento contro il ponte, naturalmente, non starà a guardare. Li abbiamo fermati la prima volta. Li fermeremo nuovamente. La novità sta nel fatto che stavolta il lancio l’hanno fatto fare ad un giornalista: un tal Cruciani, autore di “Questo ponte s’ha da fare” e presente in questi giorni ripetutamente sugli schermi degli italiani. Ammetto di aver acquistato il libro di Giuseppe Cruciani, con spirito d’ attivista. Volevo comprenderne le motivazioni e, se in grado, controbattere. Dalle prime pagine si capisce, però, che si tratta di una delle tante operazioni editoriali che hanno più fumo che arrosto. Le argomentazioni, infatti, non presentano alcun tipo di novità e sono in buona misura superate dagli eventi. Basti pensare alle valutazioni sul numero dei transiti previsti. La crisi per Cruciani non esiste. Tutto è come prima. Il mondo sarebbe destinato ad un infinito progresso se non ci fossero ambientalisti e comunisti a frenarne la corsa. L’esordio è paradigmatico. Non si tratterebbe di chiedersi perché fare il ponte, ma perché non farlo. Perché allora non costruire una scala mobile > fino> in cima all’Everest o un ponte a campata unica tra casa nostra e quella del> nostro migliore amico? Il resto è tutta una sequenza di dichiarazioni: di> quelli a favore e di quelli contrari. Naturalmente le dichiarazioni a favore> sono esposte con artifizi giornalistici tali da renderle più apprezzabili.> Tipica operazione da giornalismo moderno. Niente più inchiesta. Solo> dichiarazioni. E queste messe secondo una sequenza e con estrapolazioni che> dimostrino l’assunto preconfezionato.> La maggior parte delle dichiarazioni, poi, sono di politici. Di quelli che> sono s’accordo, di quelli che sono contrari, di quelli che prima erano d’> accordo e poi sono diventati contrari e così via per 175 pagine.> Come se, poi, i politici avessero un’opinione. Come se i politici fossero> davvero a favore o contro il ponte. Come se tutto il teatrino della politica> non fosse governato dalla necessità di inseguire pacchetti di voti. Come se > non> avessimo visto la prima repubblica, la seconda e la casta. Come se non > avessimo> visto le mazzette e come se non avessimo visto che parte di queste sono > state> sostituite dall’ipertrofia dei consigli d’amministrazione.> Il Cruciani passa ad un certo punto a elencare una serie di incompiute> meridionali. Spreco di denaro, lungaggini, incapacità e intrallazzi di vario> tipo. Ed ha ragione. E’ andata esattamente così. Ma, si chieda, perché per > il> ponte le cose dovrebbero andare diversamente? Quando è avvenuta questa> discontinuità che consentirebbe alla costruzione del ponte un iter diverso?> Le cose stanno esattamente così come lui le descrive, ma il ponte c’è dentro> per intero. Le opere pubbliche sono questo: flussi di denaro. Non voglio > dire,> naturalmente, che tutte le infrastrutture hanno questo segno negativo. Dico > che> le “politiche delle opere pubbliche” hanno questo tipo di significato.> Trasferire, al tempo della crisi, risorse dal pubblico ai privati, dalla> società ai palazzinari, ai cementificatori, agli speculatori. Nelle aree a > più> alto grado di criminalità mafiosa e di malcostume, questo processo diventa> palese in una forma esemplare. Al punto che la soluzione del problema, il> completamento dell’opera, viene ripetutamente procrastinato nel tempo per> consentire ulteriori flussi di denaro da gestire al livello territoriale: > per> lucrare, fare clientela, mantenere la pace sociale. Insomma, non stiamo> parlando né di cetacei né di uccelli migratori (che valgono, comunque,> sicuramente più delle tesi del Cruciani), ma di denaro, di risorse > pubbliche,> di ricchezza sociale.> Qualche parola va spesa anche sul taglio culturale del linguaggio> crucianiano. Ad un certo punto il nostro intima, con tono fermo (sembra di> vederlo): lo stato deve decidere se è più bello un paesaggio o un ponte. Un> paesaggio, Cruciani, un paesaggio. Certo, ci saranno in giro anche dei bei> ponti, ma un paesaggio come quello dello Stretto è molto più bello. Ma > questo è> un fatto di cultura.> >


Luigi Sturniolo


* la Retenoponte si riunisce mercoledì 4 marzo alle ore 18.30 presso la sede di Legambiente Messina

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